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A seguire, agli studenti e ai loro docenti, verrà offerta una visita guidata alla mostra.
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Giusy Petruzzelli, Un’artista americana a Roma: Adele Plotkin
Simposio Crossing Over: Women Artists, Abstraction, and Travel in Postwar Rome (1950s-1970s)
Il simposio si terrà mercoledì 11 dicembre 2024 alla British School at Rome, (via Gramsci 61, Roma).
Nell’ambito del simposio Giusy Petruzzelli, docente di Storia dell’arte all’Accademia di Belle Arti di Bari fra il 1997 e il 2024, con la relazione intitolata “Un’artista americana a Roma: Adele Plotkin” ricostruirà gli anni romani della Plotkin, che fu docente di Teoria della percezione e psicologia della forma all’Accademia di Belle Arti di Bari fra il 1971 e il 1996.
Al link seguente il programma generale nel quale da ogni titolo è possibile collegarsi a una sottopagina dedicata con notizie del relatore e abstract del suo intervento:
https://bsr.ac.uk/symposium-crossing-over-women-artists-abstraction-and-travel-in-postwar-rome-1950s-1970s/
Si può seguire il simposio a distanza previa registrazione dalla stessa pagina.
L’intervento della prof.ssa Petruzzelli è previsto per le ore 12.30.
Giusy Petruzzelli, Un’artista americana a Roma: Adele Plotkin
Con questo intervento Giusy Petruzzelli continua il lavoro d’indagine critica sull’artista Adele Plotkin (Newark 1931-Bari 2013), che fu la prima docente di Teoria della percezione e psicologia della forma all’Accademia di Belle Arti di Bari, ruolo che ricoprì dal 1971 al 1996. L’indagine preliminare è stata svolta grazie ai cataloghi delle mostre cui Plotkin partecipò e a due testi, uno pubblicato quando l’artista era in vita, Adele Plotkin, Immagini ed echi (Dedalo 2008), e il secondo, frutto di mostra retrospettiva, Clemente Francavilla, Un sottile margine blu (Dedalo 2013). Il contributo della Petruzzelli è un prosieguo, con un approfondimento sugli anni romani, della relazione intitolata Adele Plotkin: formazione e produzione di un’artista astratta fra Stati Uniti e Italia che ella tenne all’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano nel maggio del 2023, all’interno del convegno internazionale Astratte. Nuove ricerche sull’astrazione delle donne tra avanguardia e neoavanguardia in Italia, a cura di Elena Di Raddo e Bianca Trevisan (ed. Electa, pp. 90-97).
Della fase romana della Plotkin si conoscono i dipinti, alcuni pubblicati nei due testi citati, ma poco il dibattito culturale che vi è sotteso, nei rapporti che l’artista instaurò con artisti, galleristi e critici.
La ricostruzione è stata possibile anche grazie alla collaborazione del Centro culturale Luigi Russo di Pietrasanta (LU), che possiede opere e documentazione lì giunte per lascito dell’artista.
Adele Plotkin, era di famiglia ebreo-russa, americana di terza generazione: suo nonno nella seconda metà dell’Ottocento, sfuggito ai pogrom in Russia, era emigrato negli Stati Uniti. Ella dal natio New Jersey, grazie a due annualità di borse di studio Fullbright del Governo americano, poté soggiornare in Italia dal 1957, prima a Venezia dove conobbe Emilio Vedova e Tancredi poi a Ischia e a Roma. A Roma restò fino al 1967, per approdare stabilmente a Bari nel 1968, città in cui dal 1971, svolse il ruolo di docente all’Accademia e proseguì la carriera artistica.
Negli Stati Uniti negli anni Cinquanta alla Yale University era stata allieva di Josef Albers uno dei protagonisti del Bauhaus e quello studio ne segnò la poetica in senso astratto; ma ella non seguì la linea astratto-concreta del maestro, preferendo fino al 1971 soluzioni più liriche, che riecheggiano la pittura di Arshile Gorky. Pertanto, dopo aver conseguito a Yale il Bachelor in Fine Arts nel 1955, iscritta ai corsi del Master nella stessa Università, nel 1957 giunse a Venezia dove trovò immediata affinità con gli artisti informali. Dopo il periodo veneziano, grazie al rinnovo della borsa di studio,
soggiornò a Roma. Nel 1961 conseguiva a Yale il Master in Fine Arts. Nella Capitale, fra la fine degli anni Cinquanta e il 1970, partecipò a mostre collettive (galleria Schneider 1958 e 1959, e galleria Trastevere 1960) e tenne una mostra personale alla galleria Schneider nel 1970 con presentazione in catalogo di Cesare Vivaldi. La sua vicenda romana serve a far luce su quel gruppo di artisti anglofoni in particolare, e internazionali in generale, che erano stati attratti dalla vivacità culturale della capitale fra gli anni Cinquanta e Settanta.
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Il percorso intende attraverso la collaborazione della Pinacoteca Corrado Giacinto di Bari e l'Accademia delle Belle Arti di Bari cogliere aspetti contemporanei attraverso gli occhi degli studenti che in loco dipingeranno delle copie dal vivo.
Vi aspettiamo.
Date:
- 11, 12, 19, 26 novembre
- 3, 10 dicembre
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In prima visione lunedì 25 novembre 2024 alle 23:30 su La7 in occasione della Giornata internazionale per l'eliminazione della violenza contro le donne
Una produzione GA&A Productions
Scritto da Mariangela Barbanente con la collaborazione di Consuelo Lollobrigida
Un film di Mariangela Barbanente diretto da Mariangela Barbanente e Francesco Masi
Alla lavorazione del documentario ha contribuito anche Teodora Ranieri come
assistente alla regia in un tirocinio post-laurea.
La storia dell'arte e della letteratura, il cinema e la televisione, hanno riprodotto nel tempo, implicitamente o esplicitamente, modelli e rappresentazioni della violenza perpetrata sul corpo delle donne con una tale disinvoltura da "normalizzare" e rendere irriconoscibili questi atti di violenza. Ma l’arte è un mero specchio della società o contribuisce all’evoluzione del sentimento collettivo?
Dai sarcofagi dell’antica Roma al Tintoretto, da Tiziano a Degas, molti grandi artisti hanno più o meno consapevolmente contribuito a tramandare l’immagine di una
donna oggetto del desiderio maschile, desiderio che troppo spesso non accetta rifiuti e diventa stupro. Tante sono le opere d’arte, sculture, dipinti, che raccontano di figure femminili del mito e della storia abusate, violate, rapite: Proserpina, Lucrezia, Susanna e le altre. Ed è come se, sublimata attraverso l’arte, la violenza maschile sul corpo femminile sia diventata una forma di erotismo.
Un viaggio tra epoche, temi e ispirazioni, che incontrerà anche grandi artiste donne - poche, troppo poche - da Artemisia Gentileschi a Frida Kahlo, che con il loro pennello hanno saputo ritrarre con dolorosa partecipazione il corpo femminile violato. Assistendo alle opere provocatorie di artiste contemporanee quali Marina Abramovic o Ana Mendieta avremo l’occasione per riflettere su una nuova consapevolezza che si fa sempre più protagonista nella società contemporanea.
Quello di Proserpina e le altre, è un tema delicato, per la prima volta affrontato nel documentario da un team di esperti di livello internazionale composto principalmente, ma non esclusivamente, da donne, dove la diversità dei punti di vista rappresenta un arricchimento e non un ostacolo.
L'obiettivo non è quello di puntare il dito contro un artista o un movimento artistico in particolare, ma di offrire, nella giornata internazionale per l'eliminazione della violenza contro le donne, uno spunto di riflessione per guardare con occhi nuovi a tanti capolavori di fama mondiale e di fornire gli strumenti per riconoscere la violenza in tutti gli ambiti e in tutte le sue forme.
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Promosso da
STARE Associazione delle residenze artistiche italiane, Associazione Culturale Vincenzo De Luca-APS, Amministrazione Comunale di Latronico.
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